Da quando Google ha introdotto Hummingbird le strategie di pianificazione SEO stanno cambiando, passando da una proposizione pedissequa delle keyword ad una distribuzione che privilegia il significato globale dei contenuti e la loro pertinenza con la ricerca dell’utente. Per questo per fare un buon lavoro SEO oggi è importante capire quali siano i termini di ricerca maggiormente usati dal proprio pubblico di lettori. Risultare imprecisi e generici nella definizione degli obiettivi rischierà di compromettere l’esito finale di una campagna SEO.
Cerchiamo di comprendere come gli utenti vedono il nostro prodotto/servizio ed in che modo ricercano i nostri concorrenti. Creare una mappa mentale può essere utile per esplorare tutte le possibili soluzioni. Se partiamo da un prodotto iniziale troveremo diversi percorsi più specifici che andranno ad incontrare i desideri di un target meno numeroso ma più interessato. Possiamo creare delle keyword più definite e più idonee rispetto ad una generica keyword, aiutandoci con strumenti classici quali:
- lo Strumento di Parole Chiave di Adwords
- le Ricerche Correlate di Google
Un’ulteriore strada potrebbe essere ricavata dall’analisi del traffico stagionale, creando un gruppo di keyword a valenza temporale limitata. Quindi possiamo incanalare traffico alternativo offrendo una sezione informativa su un blog.
Dopo aver applicato un primo filtro, andrebbe subito escluso o rielaborato tutto ciò che può risultare ambiguo. Termini simili andrebbero proposti in un contesto che non dia spazio a dubbi, rendendo chiaro il significato del blocco di testo che li contiene. Si dovrebbe poi tenere conto della posizione fisica e delle intenzioni dell’utente, una ricerca eseguita con smartphone cambia rispetto ad una ricerca fatta con un tablet. Le domande che bisognerebbe sempre porsi sono: “questa keyword mi porterà traffico proficuo?“ e “sono in grado di offrire contenuti validi per la keyword X?. Bisogna valutare se l’investimento temporale ed economico sull’ottimizzazione genererà un ROI soddisfacente.
Per avere un successo assicurato è necessario appoggiarsi alle “entity“: l’oggetto, il fatto e le proprietà cioè un’insieme di caratteristiche considerate entità e riferite ad una determinata figura. Per esempio se cerchiamo su Google “chi ha scritto i promessi sposi?” otterremo in risposta pagine che sapranno soddisfare la nostra richiesta e che probabilmente non conterranno l’esatta frase di ricerca. Questo ormai a Google non interessa più perchè è riuscito ad individuare in quelle pagine ciò che serve. Quindi il presentare le entità in una determinata maniera aiuterà Google a comprendere meglio ciò che vogliamo presentare ed a premiarci nei risultati e inoltre queste entity ci aiuteranno anche ad emergere per ricerche similari.
Come primo passo per facilitare Google nella comprensione dei propri contenuti è possibile linkare risorse esterne correlate, il secondo e più importante passo è quello di usare i dati strutturati secondo la sintassi di Schema.org. I micro dati aiutano Google a ridurre il grado di ambiguità delle entità, taggando con l’apposita marcatura le informazioni più rilevanti. Anche se ciò non influenzerà direttamente il ranking, migliorerà l’appeal dei nostri Rich Snippet e favorirà un aumento del CTR.
Tratto da html.it